Nel monastero di San Ruggero vive oggi una Comunità Monastica Benedettina di vita contemplativa.
La nostra è una vita semplice fatta di “lavoro, preghiera e lectio” (Ora et labora et lege), nella continua ricerca di Dio, come ci esorta la Regola di San Benedetto all’inizio del prologo: “Ascolta, o figlio, i precetti del maestro e inclina l’orecchio del tuo cuore”; ed ancora nel Capitolo 48: “L’ozio è nemico dell’anima, perciò i fratelli , in determinate ore, devono essere occupati nel lavoro manuale e in altre determinate ore nella lectio divina”.
Siamo «contemplative» cioè non abbiamo attività di apostolato esterno e riteniamo come nostra principale occupazione la preghiera di lode a Dio e di intercessione per tutta l’umanità, ma lavoriamo nella serena consapevolezza che il lavoro non è estraneo alla contemplazione ma, se vissuto nel modo giusto, ne è un elemento.
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Pur vivendo il lavoro anche come mezzo di sostentamento, certamente non tutto ciò che facciamo è redditizio economicamente: non è ad esempio fonte di guadagno tutta la dedizione delle sorelle impegnate in sacrestia, nell’infermeria o in cucina.
Lavoriamo principalmente perché la nostra vita sia dignitosa e ordinata e anche per servire la comunità ecclesiale e cittadina, offrendo ospitalità e custodendo le reliquie e il busto del Santo Patrono Ruggero come anche gli ex voto che i barlettani nei secoli hanno offerto alla Madonna dello Sterpeto, anche lei Patrona della Città
L’importanza culturale della chiesa è da legare alla presenza delle reliquie di San Ruggiero, vescovo di Canne, traslate a Barletta secondo la tradizione storica nel 1276, in seguito ad alcuni atti vandalici e per mettere il corpo del Santo al sicuro dai ladri che in quei tempi infestavano la cittadella.
La chiesa ed il complesso monastico di San Ruggero si trovano a Barletta, in via Cialdini: questa strada era un tempo denominata ruga Carrotiarum, cioè via delle Carrozze, importante via di collegamento per Canne e Napoli.
La prima fondazione della struttura che oggi ospita il convento risale al 940 circa; l’edificio risale infatti al periodo bizantino, e fu originariamente costruito per ospitare il giustizierato, ovvero la sede degli ufficiali greci che erano di stanza a Barletta.
Nel 1071 i Normanni conquistarono la città, con il conseguente abbandono dell’edificio, che venne donato alla Chiesa solo qualche anno dopo.
I primi documenti certi relativi all’uso monastico della struttura risalgono al 1162: qui si erano infatti insediate delle monache benedettine, dedicando in un primo momento chiesa e monastero a Santo Stefano. Il monastero rivestì un ruolo di particolare importanza durante l’età sveva e soprattutto quella angioina, donando addirittura il nome di Santo Stefano al quartiere dove si trovava.
Il 18 giugno 1276, in seguito ad alcuni atti vandalici e per mettere il corpo del Santo al sicuro dai ladri, i resti mortali del vescovo Ruggiero, trasportati a Barletta dagli abitanti di Canne suoi concittadini dopo l’ennesima distruzione della loro città , furono trasportati in questo luogo. Col tempo anche i barlettani iniziarono a venerare il Santo Vescovo di Canne fino a proclamarlo loro patrono e così anche chiesa e monastero vennero dedicati a San Ruggiero.
La comunità benedettina ospitò nel tempo numerose monache appartenenti al patriziato locale, contribuendo così alla crescita del patrimonio del monastero.
Nel 1709, il complesso monastico fu però sede di un rovinoso incendio, durante il quale furono distrutte preziosissime testimonianze della storia stessa dell’antico edificio e della sua evoluzione nel tempo.
Il 25 giugno 1811, in esecuzione del regio decreto murattiano del 1810, il monastero fu soppresso; l’11 luglio dello stesso anno le monache vennero espropriate del loro cenobio che passò al demanio dello Stato.
Due anni più tardi, il complesso monastico passò alle monache benedettine celestine della Santissima Annunziata, trasferite in questi luoghi a seguito della decisione del comune di abbattere la chiesa della loro sede originaria. Tuttavia, con il decreto del 17 febbraio del 1861 il monastero fu nuovamente soppresso e dopo alcuni anni ricostituito.
28 ottobre 1916, la badessa Maria Scolastica Lattanzio, grazie alla cospicua eredità paterna, acquistò il complesso monastico di S. Ruggiero, con annesso orto; fu quindi aperto un educandato che, nel 1953, fu sostituito da una scuola materna ed elementare che è rimasta in piena attività fino al 2007. La Chiesa è tutt’ora di proprietà del FEC.
Dopo la fioritura vocazionale degli anni ‘40/’50 dello scorso secolo, la Comunità Monastica Celestina, non avendo avuto che pochissimi ingressi, con l’inizio del nuovo millennio ha perso progressivamente la sua autonomia di vita e, nonostante i tentativi di rivitalizzazione con l’intervento di una congregazione di monache benedettine proveniente dalle Filippine e attraverso la Federazione delle Celestine, nel 2015 si è potuta scongiurare la chiusura del Monastero attraverso una nuova fondazione da parte del Monastero delle Benedettine di “Santa Maria delle Rose” di Sant’Angelo in Pontano (MC), in diocesi di Fermo.
Il 30 giugno le prime 5 sorelle sono arrivate a sostenere le ultime 4 sorelle rimaste della comunità precedente e l’anno seguente sono arrivate altre 3 a causa del Terremoto che aveva reso inagibile il Monastero nelle Marche.
A questo punto la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le società di vita Apostolica, in accordo col Vescovo diocesano Mons Giovanni Battista Pichierri, ha pensato di rendere autonoma la nuova Comunità Erigendo Canonicamente la Comunità Benedettina di San Ruggero, permettendo così l’elezione di una nuova Abbadessa ed aprendo un nuovo capitolo nella pluricentenaria storia della vita Monastica a Barletta.
Narrazione
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